“Ultreya e Suseya” 

Andiamo avanti, andiamo oltre!

“Il vero cammino inizia al ritorno…”. Accompagnati da queste e altre significative parole, qualche giorno prima di partire, ci è stata consegnata la credendenziale. Non soltanto un “passaporto” per accedere agli ostelli che ci hanno accolto lungo il pellegrinaggio ma un vero e proprio memoriale che ha raccolto i tanti paesi attraversati, le fatiche vissute e le tante persone incontrate, tutte in viaggio per cercare qualcosa o Qualcuno, per ritrovare se stesse e quel “Mistero di luce” nascosto nel cuore. 

Lo scorso 11 luglio abbiamo raggiunto il punto di partenza: Ferrol, inizio del “cammino inglese” e del nostro percorso verso Santiago e oltre. Ci siamo messi in cammino portando con noi le nostre comunità  e tutte quelle persone che ci hanno chiesto una preghiera. I 240 km di cammino sono stati vissuti con ritmi personali e spirituali molto diversi. Il cammino di Santiago (questo inglese è uno dei tanti) non è una marcia, non è una competizione o una sfida ma un pellegrinaggio che dovrebbe ispirare il sapore dell’affidamento e il gusto della provvidenza. Si impara passo dopo passo a dare spazio alle proprie vulnerabilità percorrendo la via della conversione interiore; passando dall’IO al TU. E proprio in questo camminare si passa dall’egoico ripiegamento prestazionale all’estroverso orientamento verso Dio che si esprime nell’abbandono alla sua volontà, fidandosi della sua presenza che si fa concreta lungo il cammino.

Al mattino molto presto, verso le 5 circa, iniziavano le nostre giornate con un breve momento di preghiera in ascolto del Vangelo del giorno per ispirare i passi del cammino alla luce della Parola luminosa del Maestro. Successivamente ciascuno partiva secondo il proprio passo seguendo i segnavia che, come un conto alla rovescia, cadenzavano il ritmo verso Santiago; la  sera, quando ciascuno aveva trovato posto negli ostelli ci si ritrovava per la celebrazione della Messa o un momento di preghiera per condividere quanto la Parola aveva ispirato. 

Che cosa lascia un'esperienza come questa? 

Di seguito alcune testimonianze dei pellegrini.

Ho realizzato un desiderio che avevo da tempo e credevo che tale rimanesse. Ho gioito,sofferto, apprezzato e condiviso”. 

“Il cammino mi ha dato modo di rallentare, di cercare l’essenziale; mi sono presa il tempo per apprezzare quello che mi circondava. Il passo lento e costante mi ha aiutato anche a fare spazio, a togliere pesi inutili, a mettermi in ascolto! Sono rientrata più leggera direi… pronta a ripartire dove sono”. “

“Viandante, sono le tue orme il sentiero e niente più; viandante, non esiste il sentiero, il sentiero si fa camminando. Camminando si fa il sentiero e girando indietro lo sguardo si vede il sentiero che mai più si tornerà a calpestare. Viandante non esiste il sentiero, ma solamente scie nel mare…”

“Il cammino di Santiago mi ha dato un'emozione che resterà per sempre nel cuore. Nel cammino non si è mai soli, ognuno riconosce le difficoltà di ogni giorno e può condividerle con gli altri pellegrini, che, passo dopo passo, diretti verso un'unica grande Meta, donano una fonte inesauribile di Gioia e di Speranza per la Vita.

A prescindere dal feedback che ciascuno avverte in sé, rimane la sapiente consapevolezza che come ogni passo della vita così, anche esperienze forti come quelle vissute, hanno bisogno di un cuore-terreno accogliente e grato per essere comprese nel profondo e diventare linfa per il futuro. E allora, come dicevamo e dicono i pellegrini: “ultreya e suseya” ovvero andiamo avanti, andiamo oltre. 

dM

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