Centrale
Ci siamo messi in gioco un pò “a scatola chiusa”, ma spinti da una buona motivazione; solo poi, abbiamo compreso meglio cosa comportasse fare il facilitatore. Ci siamo messi in cammino “insieme” fin dal momento di preparazione prossima agli incontri, appoggiati anche dal nostro referente del Consiglio Pastorale, e poi durante il percorso delle tre serate, nel mese di gennaio. Abbiamo scelto di essere in due facilitatori in ciascuno dei tre gruppi di Centrale (formati ciascuno da 7/8 persone), così da poterci sostenere reciprocamente. Il lavorare insieme nella preparazione sulle tematiche dei diversi incontri e nella stesura delle relazioni, ci ha dato una bella opportunità per crescere nella conoscenza reciproca e nella condivisione.
Tutto questo, nel nostro piccolo, ci pare sia stato già un assaggio dello spirito sinodale, che vuol dire, fra l’altro, “camminare insieme”. Uno spirito che abbiamo potuto mettere in atto particolarmente nell’ascolto delle persone che hanno partecipato agli incontri, occasione preziosa per cogliere, almeno un po’, quanto l’ascolto sia “parola chiave”, non scontata e non facile da mettere in atto, ma più che mai necessaria.
Ne abbiamo avuto risonanza anche da parte loro, nella sorpresa positiva del sentirsi interpellati, con la possibilità di condividere il proprio parere, di mettere sul tappeto preoccupazioni, interrogativi, attese, speranze, visioni di futuro..., “punti di rottura e germogli” – per dirla con il linguaggio intercorso in questi “spazi di dialogo”.
Volendo esprimere in poche espressioni il clima che è andato creandosi in questi momenti di ascolto, potremmo dire: «E’ stato bello incontrarci! Non è cosa che capiti così spesso... C’è il desiderio che tutto ciò abbia un seguito».
Il desiderio di formare gruppi trasversali, aperti anche a persone più lontane dalla vita della comunità si è scontrato con una realtà oggettiva, non facile, che andrebbe letta... Tuttavia, senza abbandonare il desiderio, ci siamo messi nell’atteggiamento positivo di accogliere la realtà così com’è, di partire dalle persone concrete che hanno aderito, memori anche di quanto dice Papa Francesco: «La realtà è superiore all’idea» (EG 231).
La parola ad alcuni di noi:
«Da quasi due anni risiedo a Centrale, dove mi sono trasferita con la mia famiglia, dalla parrocchia di San Sebastiano (Thiene). Mi sono resa disponibile come facilitatrice su proposta di don Mauro. Gliene sono grata, perché questa esperienza mi ha dato modo di conoscere qualche persona in più della comunità e soprattutto di apprezzare il genuino che c'è in essa.
Mi ha colpito molto la voglia di ricercare degli elementi di coesione tra generazioni, che coinvolgano trasversalmente le persone appartenenti alla comunità, segno di un profondo spirito di appartenenza e di condivisione, non solo come risultato della propria fede, ma anche della volontà di riattivare lo spirito comunitario di un tempo, in cui il ritrovarsi, l’aiutarsi reciprocamente era una prassi normale, e c'era spontaneità nel farsi prossimo agli altri». (Monica V.)
«Desideravo rendere un servizio alla comunità, per questo mi sono offerta come facilitatrice, anche se non avevo tutto chiaro sul come si sarebbero svolte le serate degli incontri sinodali. Ho percepito che c’era in ballo una sfida che riguardava il futuro della Chiesa in senso lato e questo mi ha spinta a mettermi in gioco. Sognavo di coinvolgere più persone soprattutto giovani; purtroppo mi sono trovata un muro davanti da parte loro. Personalmente mi sono affiancata ad Anna Maria; abbiamo collaborato insieme.
Posso dire che questa esperienza mi ha permesso di approfondire la conoscenza di alcune persone, mi ha dato l’occasione di prendermi del tempo, di soffermarmi a riflettere su varie questioni negative e positive della Chiesa. Ogni esperienza della vita ci rafforza. Spero che il lavoro fatto in questi spazi di dialogo abbia un seguito e possa essere di stimolo per alcuni seppur piccoli cambiamenti». (Renata S.)
«Non ho avuto difficoltà nell’accogliere l’invito ad offrirmi come facilitatore. Pur nella preoccupazione di come avremmo dovuto condurre gli incontri, prevaleva in me la curiosità di sentire cosa sarebbe emerso nelle serate degli “spazi sinodali”. Si notava la voglia dei partecipanti di dare un loro libero, personale contributo alla comunità, finalmente interpellati e non come semplici spettatori.
Difficile per noi facilitatori rimanere il più possibile neutrali, astenendoci dall’apportare le nostre personali interpretazioni, quando gli interventi toccavano tasti particolarmente interessanti.
Un'esperienza nel suo complesso positiva, che meriterebbe di essere continuata e promossa anche per una crescita comunitaria parrocchiale, aldilà di quanto richiesto dal Sinodo». (Massimo T.)
I facilitatori
Grumolo Pedemonte
Nei mesi di gennaio e febbraio nella nostra parrocchia di Grumolo Pedemonte si sono svolti gli spazi di dialogo per il Sinodo Diocesano. Due gruppi di una decina di giovani e adulti si sono ritrovati per tre serate per confrontarsi sulle difficoltà e sulle speranze che si sperimentano nella vita personale, nelle relazioni e nella vita sociale; sulla propria esperienza di fede e sulla visione della Chiesa di domani. Questi spazi di dialogo, oltre a dare la possibilità di esprimere i punti di rottura e i germogli, sono stati un momento molto importante di confronto, di incontro, di condivisione, di crescita, di recupero di un senso di comunità e di riflessione sulla fede. Durante questi incontri abbiamo avuto la grazia di ascoltare le diverse opinioni e di riassumere gli spunti emersi nelle relazioni che abbiamo inviato alla segreteria diocesana.
Vogliamo condividere qui le nostre considerazioni a valle del cammino percorso insieme.
All’inizio non sono mancate perplessità da parte nostra sull’esito degli incontri. I partecipanti avrebbero dovuto portare le proprie esperienze di vita ed aprirsi al confronto con gli altri; questo ci dava un senso d’incertezza, ma nello steso tempo eravamo fiduciosi che le persone si sarebbero aperte con le loro testimonianze, dando un prezioso contributo al dialogo. È bello vedere che ci sono persone che sanno mettersi in gioco per migliorare la propria Chiesa, che hanno a cuore la Chiesa di domani. È rassicurante constatare come lo Spirito Santo operi tramite molteplici carismi e doni.
Abbiamo intravisto una comunità dinamica ed operosa, ma anche desiderosa di sedersi ad ascoltare la Parola del Maestro. È emerso che le persone hanno bisogno di incontrarsi, confrontarsi, stare assieme, a maggior ragione dopo questa fase acuta della pandemia.
Confidiamo che questa esperienza possa continuare in futuro con le modalità che il Signore vorrà esplorare.
I facilitatori
Zugliano
Dopo un lieve disappunto iniziale dovuto al fatto che gli sforzi attuati per cercare di reclutare più persone purtroppo non hanno dato i frutti desiderati (a partecipare nonostante gli avvisi consegnati a tutte le famiglie sono state persone che abitualmente frequentano la parrocchia e le giovani famiglie erano poco rappresentate) i partecipanti si sono dimostrati interessati, partecipi e hanno dato il loro contributo condividendo le proprie impressioni ed esperienze personali rispetto alle varie tematiche trattate. Gli incontri si sono svolti in un clima sereno e collaborativo. Per noi facilitatori è stata un’esperienza molto positiva ed appagante, un’opportunità per poterci fermare a riflettere in un tempo dove prevale la frenesia, per dare nuova linfa alla nostra fede, ripartendo dal “significato” che vogliamo dare ai nostri giorni, dal “perché” dei nostri servizi e presenza in comunità.
I facilitatori
