Di me sarete testimoni - Vite che parlano/1 | Ottobre missionario 2022

Sono ormai 95 anni che la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale e dedica il mese di ottobre alla riflessione sulla missione che Gesù ha affidato alla sua comunità: “Di me sarete testimoni”.

Ancora una volta papa Francesco ci ricorda che la missione è universale perché’ ogni uomo ha bisogno della salvezza che viene da Cristo. Questa affermazione, così semplice, sembra evidente e scontata, ma forse ogni missionario, e quindi ogni cristiano, dovrebbe rispondere a due semplici domande che le persone che incontro qui in Tailandia mi fanno spesso: cos’è questa salvezza? Perché’ noi ne avremmo bisogno?

Ho provato a rispondere usando le mie reminiscenze teologiche, ma ho scoperto che è troppo complicato e l’orizzonte culturale dei miei parrocchiani è tanto diverso dal nostro che più si spiega meno si capisce; ma questo, forse, capita anche a noi quando ascoltiamo un’omelia.

Quest’anno Papa Francesco lega la missione della Chiesa alla testimonianza e ci ricorda ancora che i testimoni sono meglio accolti dei maestri perché la fede e, dunque, la scelta di seguire Gesù, è più una questione di vita che di conoscenza. Ogni persona, in ogni parte del mondo, ha bisogno di risposte a domande che la vita suscita ogni giorno: come posso dar da mangiare ai i miei figli? dove trovo i soldi per mandarli a scuola? Come farò a ricomporre la mia vita coniugale che si sta esaurendo? Come posso far fronte alla mia vecchiaia e al senso di inutilità che l’accompagna, e alla vecchiaia delle persone che amo? Perché il futuro mi sembra così incerto tanto da farmi paura?

Il testimone ci aiuta vedere nella sua vita la concreta risposta alle nostre domande e questo ci indica la direzione.

Una sera ho ricevuto una telefonata da Sadia, ero già a letto, si scusò per l’orario, ma voleva darmi una straordinaria notizia. Conosco Sadia, suo marito e suo figlio, da quando ero a Bangkok; sono Pakistani e hanno vissuto in Tailandia, come rifugiati, per sei o sette anni, nella totale incertezza, senza sapere se il loro sogno di andare a vivere in occidente si sarebbe avverato. Sadia mi comunicò di aver ricevuto il visto per il Canada, aveva già il biglietto aereo in tasca e la sua sofferenza era ormai un ricordo. Concluse la chiamata con una frase che spiegava come avesse sopportato tutti questi anni di incertezza e di fatica: “Dio non si è dimenticato di noi, abbiamo creduto in Lui per tutto questo tempo e Lui ci ha regalato ora questa grande gioia”.  Mi sono addormentato a fatica e mi sono chiesto se anch’io avrei saputo riporre una tale fede nel Dio che ho scelto come ragione della mia vita.

Testimoni dunque; gente che vive la fede ogni giorno e che sente e fa trasparire la presenza di Gesù con atti quotidiani e parole semplice. Kruu Neon ha trasformato la vita di tanti ragazzini/e del nostro centro di accoglienza per bambini in difficoltà a Kheknoi. Ha studiato economia in Inghilterra, ha concluso la sua formazione con un dottorato ed ha insegnato per diversi anni all’università; poi si è ammalata e ha chiesto, con grande rammarico, un pre-pensionamento. Un giorno, per caso, ha incontrato il responsabile del nostro centro che le ha chiesto di dargli una mano “dopo un attimo di incertezza – mi ha detto – ho dato la mia disponibilità, non sapevo se ce l’avrei fatta, non avevo la minima idea del decorso della mia malattia, ma ho sentito la sua richiesta quasi come una chiamata”. Dopo qualche mese da pendolare, Kruu Noen si è trasferita al centro e da più di due anni vive con una trentina di bambini difficili, se ne prende cura, è diventata la mamma che loro non hanno, li aiuta nello studio e per loro è una figura ormai irrinunciabile. I ragazzini sono cambiati; prima erano piuttosto selvaggi, poco inclini ad osservare le regole della vita sociale, poco disposti a collaborare e a darsi una mano, ora si sono ammorbiditi e, comunque vada la loro vita, certo non dimenticheranno questa signora di mezza età che ha lasciato tutto per dar loro una mano.

Papa Francesco ci ricorda che la missione della chiesa è opera dello Spirito, uno spirito che opera in noi che crediamo, ma anche in tante persone di buona volontà che ascoltando la sua voce diventano testimoni.

Ratri è una signora alta e snella, sempre indaffarata nel suo ristorantino di strada, accoglie i clienti con un gran sorriso, ama cantare. Io e i miei confratelli conosciamo Ratri da molti anni; lei è buddista convinta, nei giorni festivi del calendario buddista chiude il ristorante e va al tempio, si veste di bianco e serve i monaci. Ogni volta che abbiamo qualche attività la chiamiamo, è sempre disponibile. Qualche giorno fa abbiamo organizzato una giornata con una ottantina di anziani e, siccome volevo che queste persone, spesso confinate in casa, trascorressero una giornata allegra, insieme, divertendosi e mangiando bene (anche questa è missione) ho invitato anche Ratri a dare una mano. Lei, come sempre, è arrivata con tutta l’attrezzatura per prepara il “somtam” cioè l’insalata di papaya, una specialità nella regione in cui vivo, ha lavorato fino a mezzogiorno, ha servito con allegria gli anziani che desideravano mangiare il “somtam” e poi le ho chiesto di cantare per loro. Dopo un po’ quasi tutti gli anziani erano in piedi a ballare a ritmo di musica; il sorriso di Ratri, la sua allegria erano irresistibili. Tutti si sono divertiti e hanno chiesto a Ratri di ritornare.

Due giorni dopo ho sentito Ratri per ringraziarla e invece a ringraziarmi è stata lei: “Tu eri preoccupato perché avrei perso una giornata di lavoro – mi ha detto – ma sai che Budda mi ha ricompensato cento volte perché domenica ho avuto un gran numero di clienti”.

Qui in Tailandia la missione noi la facciamo così, non abbiamo grandi eventi, non facciamo solenni celebrazioni, il vangelo filtra nel modo discrete e, spesso, lento, dei piccoli atti di disponibilità, di attenzione a chi ha bisogno di compagnia, di cura a chi si sente un po’ trascurato. Il nostro lavoro missionario non sempre lascia traccia nel registro dei battezzati, ma deposita dentro alle persone un senso di soddisfazione e di gioia che solo lo Spirito può dare. Questa, credo di poter dire, è salvezza: la gioia, la pienezza e il senso di realizzazione che si sperimenta ogni volta che si vuol bene a qualcuno.

p. Domenico Rodighiero

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