In questo tempo d’Avvento che avanza rapidamente verso il Natale, una bella testimonianza è stata quella portata da fra’ Denis Vargas nel video collegamento proposto il 15 dicembre scorso alle Comunità Cristiane di Centrale, Grumolo Pedemonte e Zugliano.
Frate conventuale della fraternità di Emmaus Al-Qubeibeh in Terra Santa, fra’ Dennis è originario delle Filippine e si trova a testimoniare e vivere il Vangelo in un contesto molto particolare in cui la presenza cristiana è ridottissima: basti pensare che la sua parrocchia è composta da una sola famiglia. E’ un dato che riflette quello che vede, più a larga scala, scemare drammaticamente la percentuale della popolazione cristiana in Terra Santa, passata dall’11% del 1948 all’esiguo 1,7% del 2019, soprattutto per motivi economici di povertà e che la presenza francescana, assieme all’altalenante turismo religioso, sostiene in modo significativo, aiutando con concretezza i cristiani che ci sono a restare.
Come se non bastasse, anche se la legge ammette la presenza dei cristiani, è fatto divieto di espressa evangelizzazione, almeno secondo le modalità libere che conosciamo nel mondo occidentale. L’unica evangelizzazione possibile lì, fa notare fra’ Dennis, è quella di far conoscere Gesù attraverso la coerenza della propria vita. E questa non è certo una novità, soprattutto per i francescani.
«Avete mai osservato – ha fatto notare il frate – che nell’iconografia san Francesco d’Assisi è ritratto normalmente con il Vangelo chiuso? Ebbene, è perché è lui stesso che diviene Vangelo. A questa meta il Santo invita ciascuno di noi».
Un invito da accogliere. Al resto ci pensa il Signore. «E’ uno sbaglio generalizzare – continua fra’ Dennis – e credere che gli arabi o i palestinesi siano tutti musulmani. E’ una conversione, la loro, che trova enormi ostacoli sociali, ma che è possibile. Solo Dio può toccare il cuore. Ed è Lui che ci precede sempre, come fu per il re Davide: Quando sentirai rumore di passi fra le cime degli alberi, allora uscirai a combattere, perché Dio ti precederà (1 Cronache, 14)».
Da quello spazio liturgico privilegiato che è la stessa Terra Santa, suolo su cui ha camminato Nostro Signore negli anni in cui fu uomo fra gli uomini, e in questo tempo forte di Avvento, oggi come allora, fa notare il frate, risuona chiaro e distinto il grido del profeta Isaia: Alzati. Rivestiti di luce.
Parole queste, scelte per accompagnare la nostra Collaborazione Pastorale nel cammino d’Avvento, e che nella Bibbia Isaia rivolge al popolo d’Israele quando, dopo la deportazione in terra straniera, fa ritorno a Gerusalemme e, scoraggiato, la ritrova in rovina.
Alzati. Rivestiti di luce: anche noi conosciamo la fatica del “ricostruire”, ricostruire i rapporti con le persone così come con Dio nella nostra vita di fede dopo le cadute. Sono due parole, Alzati. Rivesti di luce, che fra’ Dennis ha spiegato e che suonano nella lingua originale come: Qūm e Ohr e che sono dense di significato.
Qūm è il verbo aramaico che indica 'stare in piedi, sollevarsi’, è la stessa che Gesù dice alla figlia di Giairo morta quando le comanda: fanciulla, alzati!
Ohr è la luce divina, che illumina, ma è anche invito a farci noi stessi luce.
«La gloria del Signore splende per te. La sua gloria splende su di te. È già arrivata» ha detto a un certo punto fra’ Dennis. Come si fa, ci chiediamo, ad essere luce in tempi bui e in luoghi così travagliati? La risposta ce l’ha fatta intuire il giovane conventuale quando ha esortato ad essere anche noi “pagina di Vangelo” per chi ci vive accanto.
Una testimonianza bella, commovente e forte, portata da un uomo che, come anche tanti altri cristiani in altre parti del mondo, vivono con coraggio e fede, nonostante tutto, e che sanno essere, così, luce per gli altri.
