“Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di li.” (Mc 6,7-13)
Una provocazione, un gioco di parole.
Dovunque o in una casa? Se non siamo ancora usciti come facciamo a non essere rimasti?
Se sei stanco dormi, se hai fame mangia. Semplicistico.
Gesù non considera quante cose sono da affrontare quotidianamente, quante sono da mandare giù, quante altre rovinano il futuro, allontanano i sogni e arrivano ad impedire la felicità, tutto ciò complica la nostra vita e rende difficile essere così basici.
Eppure Gesù, che ha poche parole in questo brano, ci spinge con determinazione: tieni al centro le cose fondamentali, se fai un’azione stai con tutto te in quell’azione, se dici una parola stai con tutto te stesso in quello che dici, se metti un pensiero nel tuo cuore accertati di esserci tutto in quel pensiero. Mente, cuore, azione. Altrimenti… scegli di non farlo.
È lì, che vivi la grazia del “qui ed ora” e l’abbondanza di pace che deriva dal togliere invece che dall’aggiungere.
Abbatti il mito del multitasking, della performance, dei progetti di successo, della mania di benedire ciò che è già benedetto, distraendoti e perdendoti nella parte più stolta dell’umanità che non riconosce di essere “semplicemente” una creatura.
Sei fatto per amare, questa è la tua strategia di felicità.
Sei fatto per amare, questa è la tua missione. Concentrati su questo, non disperdere energie e grazia.
La casa è il cuore dell’altro, è un posto prezioso, a cui fare attenzione, in cui non si entra per caso. E ogni cuore è una casa. Senza distinzioni di dignità.
Rimanere è qualcosa di cui Gesù ci ha già parlato, è l’essere profondamente radicati nell’amore, completamente abbracciati dalla grazia, è lasciar emergere la direzione d’amore che la sua presenza suscita. Rimanere è essere amati, è dove nasce il grazie. Dove non c’è bisogno di essere più di quello che si è: per lasciarti amare non ti devi attrezzare, coprire, vestire.
Sii ciò che sei, profondamente. Scopriti, abbandonati, lascia andare ciò che non ti aiuta in questo, fai spazio.
Di fronte a questo non ha più grande importanza il resto.
Qualsiasi altra cosa viene come un di più, anzi meglio, diventa la migliore possibile espressione di questa grazia.
Quando non la vuoi stringere fra le mani, ma la lasci scorrere con la sua vitalità, ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero ricevuti e dati diventano voce, carezza, presenza dell’Amore.
La paura si riempie di pace, puoi abbandonare il controllo sulle cose, puoi abbracciare la vita, profondamente connesso alla radice dell’amore, che muove ogni cosa.
Non c’è altro su cui fissare lo sguardo.
E non mettere alla prova questa grazia, non mettere a repentaglio questa ricchezza. Non indugiare dove non sei centrato nell’amore, via, scuoti i sandali e lascia cadere anche solo quell’ultimo granello di controllo, di scaramanzia, di pensiero magico, dell’ambizione tossica che le cose vadano secondo i tuoi piani. Li non ci sei già più, togliti da lì il prima possibile.
Pensa a ritornare nell’amore. Il resto viene dopo.