L’omelia di oggi potrebbe partire dalle sofferenze che stiamo vivendo in questo tempo. Penso sia importante evidenziare non solo le tragedie che ci colpiscono a livello mondiale, ma anche quelle più vicine a noi, all’interno delle nostre comunità cristiane. Personalmente, come prete, sento di poter condividere alcune difficoltà pastorali o personali che mi toccano direttamente. Senza cadere nella tentazione di cercare colpe o emettere giudizi, possiamo rileggere il poema del servo del Signore e vedere in esso il paradigma di ogni sofferenza umana. Gesù stesso è stato calunniato, così come la Vergine Maria ha sperimentato il dolore profondo, specialmente sotto la croce.
Oggi possiamo rivolgere una preghiera particolare per i nostri fratelli cristiani, seminaristi e sacerdoti che, in tante parti del mondo, vivono persecuzioni e non godono di piena libertà. Possiamo fare nostra la preghiera del salmo, diventando voce di chi soffre, anche a causa della propria fede in Gesù.
Un altro aspetto su cui riflettere è la figura del prete oggi. Sento che noi sacerdoti siamo spesso oggetto di scherni o ridicolizzazioni, e a volte veniamo considerati solo per il nostro ruolo sociale. Gli scandali non ci hanno certo aiutato. È chiaro che c’è un bisogno continuo di purificare la nostra identità sacerdotale. Tuttavia, è confortante vedere tanti giovani, non solo nella nostra diocesi, che sentono la chiamata del Signore alla vita presbiterale. Li chiama a essere suoi collaboratori, annunciando il Vangelo, vivendo la sobrietà e la condivisione, e aprendo il cuore al progetto di Dio.
Infine, il Vangelo ci pone una domanda sempre attuale: oggi, la gente chi dice che sia Gesù? Le risposte variano: ci sono coloro che ignorano chi sia, altri lo conoscono superficialmente, magari dai banchi di scuola, altri ancora lo riconoscono come il Signore vivo e presente nella loro vita. C’è chi, in una visione più confusa, lo vede dappertutto in modo panteistico, rendendolo una figura vaga e sfuggente. Questa varietà di risposte ci invita a rinnovare continuamente la nostra relazione personale con Gesù. Anche noi, come seminaristi o sacerdoti, dobbiamo regolarmente ricalibrare la nostra risposta alla domanda fondamentale: “Ma tu, chi dici che io sia?”. Questa è una domanda che Gesù ci rivolge ogni giorno, e a cui siamo chiamati a rispondere con tutta la nostra vita.
A cura di don Gianluca Santini, 30 anni di ministero, parroco di Cristo Re in Padova