1^ settimana in preparazione alla giornata del Seminario 2024

Farisei e scribi, acuti osservatori della “pagliuzza” altrui, si trovano occupati per l’ennesima volta a condannare come indegni i discepoli di Gesù, in questo caso perché «prendevano cibo con mani impure».

E condannando loro, condannano il Maestro perché è Lui l’origine di questo “apprendimento errato e contrario alla legge”. Ai loro occhi il prossimo non è un mistero da conoscere, incontrare ed amare ma un “pretesto” per sentirsi migliori facendo sentire l’altro comunque sbagliato e indegno dello sguardo di Dio. Non hanno neppure il coraggio di rivolgersi a coloro che disprezzano perché se devono criticare Gesù interrogano i discepoli e se sbagliano i discepoli vanno da Gesù.

Gesù, il tre volte Santo, li rimprovera prendendo a prestito le parole del profeta Isaia e li apostrofa come gente divisa, sdoppiata, tra labbra impegnate in autoproclami di fede autentica e un cuore lontano da Dio, preferendo alla preziosa Legge d’Amore dell’Altissimo infimi precetti di uomini, pensando poi di osservare la legge senza aderire al Legislatore.

Nell’antichità l’ipocrita è il capo-coro nel coro greco, così anche noi, così veloci a cambiare atteggiamento quando siamo osservati dagli altri, spesso vorremmo essere ammirati solo nell’istante del merito e del successo, pretendendo dalla vita una specie di puntualità in grado di farci trovare sempre a posto.

Gesù, subito dopo, cambia interlocutore e parla con i suoi discepoli annunciando loro che è ciò che esce dall’uomo a rendere impuro l’uomo. E porta ad esempio un elenco di cose che lo contaminano. Tale lista è un climax ascendente fino ad arrivare alla stoltezza che più di tutti confonde e rende incapaci di distinguere tra bene e il male, tra l’autentica essenza interiore dell’altro e la mera apparenza esteriore. Il Signore oggi ci invita a un discernimento che non si fermi su ciò che facciamo esternamente ma che ci aiuti ad intuire quanto ha suscitato quel modo di essere e di relazionarmi, se l’amore o l’orgoglio, la pace o l’inquietudine, la generosità o l’invidia.

Abbiamo tutti un bisogno immenso di purificare il cuore. Ma quante volte nelle nostre giornate siamo impegnati a combattere gli altri, attribuendo

responsabilità a destra e a manca, piuttosto che vincere i nostri disordini interiori a partire dalla Grazia che ci è data e da ciò che di bello, giusto, buono e santo, abita già in noi! Se resteremo fedeli a questo campo di battaglia, l’altro si mostrerà a noi come figlio di Dio, e, di conseguenza, diventerà per noi un autentico fratello.

Concludendo, Etty Hillesum giovane olandese, scrittrice, ebrea vittima della Shoà nel suo Diario (Adelphi, Milano 2012) scrive:

Venerdì 3 luglio 1942

È vero, ci portiamo dentro proprio tutto, Dio e il cielo e l’inferno e la terra e la vita e la morte e i secoli, tanti secoli. Uno scenario, una rappresentazione mutevole delle circostanze esteriori. Ma abbiamo tutto in noi stessi e queste circostanze non possono essere mai così determinanti, perché esisteranno sempre delle circostanze – buone e cattive – che dovranno essere accettate, il che non impedisce poi che uno si dedichi a migliorare quelle cattive. Però si deve sapere per quali motivi si lotta, e si deve cominciare da noi stessi, ogni giorno da capo.

Mercoledì 23 settembre 1942

Klaas, volevo solo dire questo: abbiamo ancora così tanto da fare con noi stessi, che non dovremmo neppure arrivare al punto di odiare i nostri cosiddetti nemici. Siamo ancora abbastanza nemici fra noi. E non ho neppure finito quando dico che anche fra noi esistono carnefici e persone malvagie. In fondo io non credo affatto nelle cosiddette “persone malvagie”.

Vorrei poter raggiungere le paure di quell’uomo e scoprirne la causa, vorrei ricacciarlo nei suoi territori interiori, Klaas, è l’unica cosa che possiamo fare di questi tempi.

Allora Klaas ha fatto un gesto stanco e scoraggiato e ha detto: Ma quel che vuoi tu richiede tanto tempo, e ce l’abbiamo forse? Ho risposto: Ma a quel che vuoi tu si lavora da duemila anni della nostra era cristiana, senza contare le molte migliaia di anni in cui esisteva già un’umanità – e che cosa pensi del risultato, se la domanda è lecita?

E con la solita passione, anche se cominciavo a trovarmi noiosa perché finisco sempre per ripetere le stesse cose, ho detto: È proprio l’unica possibilità che abbiamo, Klaas, non vedo altre alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dovere distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancora più inospitale.

E Klaas, vecchio e arrabbiato militante di classe, ha replicato sorpreso e sconcertato insieme: Sì, ma…ma questo sarebbe di nuovo cristianesimo!

E io, divertita da tanto smarrimento, ho risposto con molta flemma: Certo, cristianesimo.

A cura di don Francesco Buson, 10 anni di ministero, segretario del Vescovo Claudio

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